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Viaggio nel mercato finanziario - Recensioni


  
 
Notazioni

Il prof. Roberto Ruozi, già Magnifico Rettore dell'Università Bocconi, noto studioso di "Economia degli intermediari creditizi e finanziari", predilige viaggiare, per meglio conoscere il mondo, le varie civiltà e i differenti costumi. La ventura vuole che sia anche presidente del Touring Club Italiano. Nella monografia che qui viene presentata, ci rende conto di un viaggio intellettuale, immaginato, ma collegato con fatti e circostanze recenti, nel "mercato finanziario". Le vicende del complessivo mercato del credito mondiale hanno sollecitato la mente, l'attenzione e la meditazione di coloro che inclinano a raffrontare i fatti con le teorie professate. Nel "viaggio" il Nostro autore si immagina accompagnato da due note figure letterarie contrapposte: il Dr. Jekill e Mr. Hyde, ossia, al limite: il mercato autoregolamentato, qualificato come libero, e il mercato dominato dalle norme e dal controllo pregnante di un protagonista specifico come l'organizzazione economica pubblica, val dire: lo Stato.
Gli avvenimenti succedutisi nella seconda parte del 2007 e per tutto il 2008, destinati purtroppo a proseguire anche nel 2009 (ma il Nostro pone il termine del viaggio alla data del 25 ottobre 2008), hanno determinato la crisi del mercato, prossimo per caratteristiche a quello classificato come libero, e il necessario, quasi invocato intervento dello Stato (rectius: dei vari Stati) per evitare dissesti e il dissolvimento di banche e di intermediari finanziari, con perdite assai superiori ai capitali di bilancio degli enti di cui si tratta. Ben vero che l'intervento della "mano pubblica" è dichiarato temporaneo, ma il ritorno ad assetti proprietari più coerenti con un mercato libero non sarà né agevole né di breve periodo.
L'Autore premette che il resoconto del "viaggio" non ha alcuna pretesa di essere un testo scientifico e che egli scrive solo la "sua" verità, ossia la propria interpretazione degli avvenimenti, ma l'importanza degli studi compiuti, delle riflessioni accademiche lungo l'arco di alcuni decenni, le esperienze e gli stimoli intellettuali della partecipazione a dibattiti con interlocutori di prim'ordine, e così via, si traducono in una lettura dei fatti in cui l'intelligenza dei medesimi traspare in ogni riga del testo, per cui il lettore è sollecitato dai ragionamenti, non rinuncia a seguire il "viaggiatore", è trascinato a capire e a riflettere.
Sarebbe comodo riferirsi, per ognuno di noi, alla sentenza di Winston Churchill, che, interrogato su quali fossero state, a suo parere, le conseguenze della Rivoluzione Francese, rispose: "È presto per dirlo, è passato troppo poco tempo" (poco meno di due secoli!). Per uno studioso è doveroso esprimere opinioni e prime riflessioni anche "a caldo", e mettere a disposizione le proprie conoscenze, per comprendere la validità, l'opportunità e la convenienza di talune decisioni dei pubblici poteri, con ripercussioni sulla situazione e sull'organizzazione dei mercati. Poi la storia dirà dei vantaggi e degli errori di quelle scelte, stimolate anche da opinioni, da reputarsi di per sé forse non scientifiche, ma assolutamente rispettabili in quanto scaturenti da una confermata "onestà intellettuale".
Il prof. Ruozi dichiara di non essere uno "statalista", di credere nel libero mercato disciplinato da buone regole generali, quanto più possibile stabili, le quali ostacolino i "furbi", rendendo ad essi difficile di prevaricare sui "semplici". Conclude, però, che il mercato del credito debba fruire di una "libertà vigilata", per cui sarà impossibile, alla fine del viaggio, trovare il cadavere di Mr. Hyde.
Ogni Autore è portatore di propri "giudizi di valore", e Roberto Ruozi non fa eccezione; nemmeno ogni singolo lettore del libro in commento può sottrarsi a tale condizione. Così anche chi scrive queste note, che dell'Autore fu docente, in quanto, allora, assistente alla cattedra del prof. Giordano Dell'Amore, e poi ne fu collega nella carriera accademica e lo ebbe come Magnifico Rettore alla Bocconi, e condivise la gioia dei suoi successi accademici e professionali. Chi scrive ha letto senza interruzioni il testo in commento, a evidenza con una propria "equazione personale" di interpretazione dei fatti, delle circostanze e degli avvenimenti, confermandosi, per altro, in conclusioni in gran parte coincidenti.
La crisi finanziaria, nella quale dobbiamo "viaggiare", ha radici nell'eccessivo ricorso all'origination to distribution di prodotti creditizi e finanziari, credendo che tale via possa consentire di sottrarsi all'obbligazione, tipica dell'attività bancaria, del rimborso dei mezzi ricevuti. L'illusione che con la securitisation di attivi creditizi e finanziari si possano trasferire i rischi, collegati con il buon fine di tali valori, "al mercato", senza la compiuta consapevolezza delle controparti e senza alcuna garanzia dell'originator, è al fondamento di scelte e di comportamenti alla fine poco corretti, anche perché si è concretata di fatto una elusione dei criteri di vigilanza prudenziale, su piano planetario, data l'integrazione dei mercati del credito collegata con la globalizzazione economica.
Nel contesto sopra descritto si sono determinati anche casi numerosi di eccessiva trasformazione delle scadenze, sempre fidando su successive cartolarizzazioni, sì che alla fine il mercato del credito globale ha annoverato molti operatori carenti di capitali propri e con elevate tensioni di liquidità nella gestione.
Il Nostro autore rileva, giustamente, che molte difficoltà di intermediari hanno radici note in dottrina e analizzate da tempo, per cui il giudizio resta severo nei confronti di chi cade in errori antichi, pensando che la securitisation e il mercato globale consentano di attenuarne le conseguenze. Le quali, data la funzione monetaria dei debiti bancari, si traducono nell'immediato in interventi di salvataggio, invocati e necessari, a carico dei pubblici bilanci, senza bene individuare le vie per cui si possano dipoi fare rifluire i fondi negli stessi bilanci. Per cui viene naturale chiedersi: stiamo tornando sulla via della privatizzazione dell'attività bancaria? Oppure alla fine, ancorché talvolta a lungo termine, gli assetti proprietari degli intermediari creditizi e finanziari torneranno privati?
I propositi dichiarati (ma di buoni propositi è lastricata una nota via) sono per la seconda alternativa, e così auspica anche il Nostro, ma fa intendere che trattasi di una possibilità non a breve/medio termine. Nel frattempo rimarrà forte la tentazione della politica di manipolare e di adulterare il mercato del credito, nel dichiarato fine di perseguire l'interesse collettivo. Spetta agli studiosi di contribuire, senza interruzioni o cedimenti di opinione, a indicare i vantaggi di banche centrali e sistemi finanziari "indipendenti".
Alla fine il messaggio è di fatto ai giovani: non abbandonare i principi che sono nella "semenza" di una scuola economico-aziendale, professati, sine lassitudine, da un Maestro come Roberto Ruozi, delle cui pagine qui ricordate si raccomanda una lettura attenta e meditata, cogliendo, nel pensiero e nelle riflessioni, la nobiltà dell'intelligenza dell'Autore.

(Tancredi Bianchi)

 
Relazioni
eco di stampa di Roberto Ruozi ( )
Viaggio nel mercato finanziario con Dr Jekyll e Mr Hyde (Libro)





 
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