The Second Renaissance
     
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Alla ricerca della dimensione umana


  
 
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È chiaro che quanto avviene nel campo culturale in Italia trova spazio e sostegno negli organi d'informazione solo se rientra in un quadro ormai conformistico o di scambi precostituiti. Non si spiega diversamente il fatto che poco si è sentito parlare di quel che si è svolto qualche settimana fa presso Milano, nella sontuosa villa che fu dei Borromeo, sulla collina verde di Senago, ove ha sede la nota Fondazione Verdiglione e l'annesso centro culturale "Il secondo Rinascimento".
Sotto questa insegna infatti sogliono avvenire periodici incontri internazionali, il cui obiettivo è quello di verificare fino a che punto questa civiltà del multimediale, dei poteri finanziari, dell'effimero filosofico e letterario, tiene conto della dimensione uomo, della sua libertà, della sua parola.
Sicché anche questa volta si ritrovavano all'appuntamento le più significative personalità della cultura mondiale, nei suoi diversificati aspetti e peculiarità: in un meeting interdisciplinare, dietro gli spunti di un tema unitario, che questa volta era "La salute", si potevano ascoltare politologi e filosofi, psicanalisti e scienziati, scrittori e poeti, economisti ed esponenti di movimenti umanitari e della cultura cattolica provenienti da tutto il mondo. Particolarmente nutrita la delegazione della Russia con in suoi accademici delle scienze e dove spiccava la presenza della poetessa Achmadulina e dell'ex ambasciatore in Vaticano Jurij Karlov.
Ebbene proprio dai sovietici è venuta l'analisi più sollecitante della situazione politico-economica attuale. I Russi, si sa, sono visceralmente legati alla propria terra e vedono i problemi mondiali in prospettiva delle vicende storiche della Russia d'oggi, quasi non siano ancora del tutto sganciati da quella mentalità sovietica per cui l'Occidente è "l'altro", il diverso, con cui bisogna meglio dialogare e a cui bisogna ancora far capire le proprie ragioni.
Ma questa volta le ragioni risultavano alquanto plausibili, la loro lezione tutt'altro che trascurabile.
"I Russi - diceva l'accademico Kaptov - sentono la preminenza della politica e avvertono che il sistema unipolare che gli Stati Uniti mirano ad imporre non possono accettarlo".
Spiegava che, ai fini dell'affermazione della democrazia e del progresso nel pianeta, occorrono "i segmenti" in cui va diviso il mondo, per cui il continente Europa, con la sua probabile unità, costituisce già una buona prospettiva di pluralità, di ulteriore distribuzione di beni e di poteri per il prossimo millennio, senza il rischio di oppressioni della libertà e di soffocamento della persona umana che sono sempre in agguato. E proponeva al direttore del Convegno, lo scrittore e filosofo Armando Verdiglione, la creazione di un Centro di studi sociali paritetico tra Milano e Mosca, con l'intento di migliorare le relazioni umane nel mondo, quindi col proposito di coinvolgere man mano gli altri paesi.
Meno utopici sono stati i contributi degli economisti che, oltre a denunciare il fondo ipocrita del cosiddetto progresso civile ("2.200 milioni di persone nel mondo hanno un reddito inferiore a due dollari"; "2 milioni di bambini sono ancora allo sbando come cani randagi"), hanno lamentato la scarsa visione globale dei problemi, in una realtà che si dice spinta verso un'economia globale. Inoltre venivano denunciati i potentati economici per cui la finanza sembra aver perduto i contatti con la realtà del mondo; essa "anziché essere un mezzo nel vivere civile è diventata un fine"; "al comunismo abolito si va sostituendo la massificazione, che è perdita d'identità dell'uomo come essere libero e condanna all'adeguamento cieco all'automazione". Da qui il lavoro finisce di essere valore in sé e sempre più si va trasformando in scialba e provvisoria fatica per la sopravvivenza, con la perdita per gl'individui di stimoli al rinnovamento ed alla creatività.
Argomenti, come si vede, di chiara attualità e soprattutto utili a ripensamenti tutt'altro che rassicuranti.
Non è mancata poi l parte dedicata ai problemi cosiddetti letterari, giacché si rilevava come, dalla Sicilia in particolare, va diffondendosi un gusto all'insistenza sul volgare ed il violento, ove la compiacenza verso la sgradevolezza di immagini, linguaggi e situazioni di costume, passa come arte nella cinematografia o nella narrativa, mentre si tratta invece di corrispondenze di una realtà sociopolitica malata di veteromarxismo. Considerazioni evidentemente che si potevano fare in quel di Milano, giacché da noi non avrebbero trovato orecchie disponibili. (Elio Giunta)

 
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