The Second Renaissance
     
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«Per ragioni di salute» di Fabiola Giancotti


  
 
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Nel novembre 2010 la casa editrice Spirali, insieme al Club di Milano, ha pubblicato un libro maestoso (98,00 euro) di mille pagine, di cui 600 illustrate a colori, per celebrare San Carlo Borromeo nel quarto centenario della sua canonizzazione (1610-2010). Un libro dal titolo suggestivo e misterioso – come dice mons. Franco Buzzi, prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, nella sua Presentazione al volume – Per ragioni di salute. Autrice dell'opera è Fabiola Giancotti, calabrese di nascita ma residente a Milano dal 1984, dove, come ricercatrice e redattrice di Spirali, ha curato l'edizione di vari libri, in particolare monografie d'arte e documentari filmati. Per questo suo prezioso contributo alla memoria di una figura gigantesca come Carlo Borromeo, patrono di Milano e tra i fondatori della civiltà moderna e dell'Europa cattolica, Giancotti ha lavorato con pazienza certosina consultando numerosi libri pubblicati sull'argomento in questi 400 anni, raccogliendo testi editi di san Carlo, compresi gli Acta Ecclesiae Mediolanensis, e alcuni inediti rinvenuti tra archivi, biblioteche e librerie, e restituiti alla lettura in forma di glossario e di dizionario. Il risultato è che le oltre mille pagine del libro ci offrono una vera e propria enciclopedia borromaica, una miniera inesauribile dalla quale rintracciare quegli elementi storico-culturali che fanno di Carlo Borromeo un personaggio che attrae la nostra attenzione ancora oggi.
Tra le opere d'arte inedite prodotte da pittori e scultori italiani e stranieri negli ultimi 20 anni il volume ne riproduce 62 esposte nel Museo della Villa San Carlo Borromeo a Senago (MI), sede della Fondazione e dell'Università Internazionale del Secondo Rinascimento. Nelle opere grafiche, pittoriche e scultoree di artisti in parte contemporanei al Borromeo, in parte contemporanei a noi, presentate qui in splendida veste editoriale, si nota la capacità degli artisti nell'attualizzare i diversi aspetti del carisma del cardinale, uomo orante e caritatevole, pastore e benefattore. Bellissimi nel rispecchiare la tensione verso il divino di quest'uomo santo sono i disegni a matita, a china, a seppia su carta, gli acquarelli e i bronzi di Michail Anikushin. Ma sono da ammirare anche i dipinti di Valentin Tereshenko, di Montevago, di Saverio Ungheri, di Alfonso Frasnedi, di Roberto Panichi, di Antonio Vacca, di Salvatore D'Addario e Ferdinando Ambrosino. Nell'intuizione dell'arte s'intravvede lo spessore spirituale di san Carlo, il suo mistero pastorale che si esprimeva con la potenza della sua parola nell'annuncio cristiano. Una parola da seminare nel cuore di un popolo sgomento di fronte alla malattia e alla morte, come poteva essere quello dell'epoca della peste a Milano. È noto infatti che Carlo Borromeo attraversò la vicenda di questa epidemia tra il 1576 e il 1577, vicenda in cui l'organizzazione della città era stata assunta interamente sotto la sua direzione. In quella tragica contingenza Borromeo si accorge che la scommessa della salute passa per la battaglia, che è cioè il contrario dell'assuefazione alla malattia e della demoralizzazione, che la salute procede dalla preghiera. «...né chi solo avrà incominciato, ma chi avrà persistito a gridare otterrà la salute» dice san Carlo in una sua omelia. E proprio leggendo le lettere, le omelie, gli atti diocesani trascritti nelle tante biografie che sull'arcivescovo di Milano sono state pubblicate a partire dal 1592, ci si imbatte nella parola "umiltà" da Lui frequentemente usata. In un'accezione diversa però da quella pronunciata dal senso comune. Essa è intesa piuttosto nel senso di servizio, di ascolto, di apertura all'altro, di generosità intellettuale e senza nessun moralismo. In fondo, l'umiltà, è l'altra faccia del rischio di verità. Humilitas è appunto il motto di san Carlo, emblema e insegna della sua casata nobiliare, elemento centrale dello stemma che fa bella vista di sé sul frontespizio di Villa San Carlo Borromeo a Senago, sontuosa dimora oggi di una specie di cittadella internazionale della cultura dove si pratica, in umiltà, la libertà della parola.

 
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