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	   |  Carta intestata 
 Libro
 
 pp. 143
          
        7,75 €
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      | Raccolta di poesie di Ennio Cavalli. |  
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      | Ora che si presenta al suo quarto vitalissimo appuntamento, con Carta intestata, la poesia di Ennio Cavalli acquista ancor più un colore tutto suo, una coerenza di replica e di variazione (una tenuta, si sarebbe detto qualche anno fa) che la rendono inconfondibile. Quasi in apertura Cavalli avverte: “Agli stessi occhi, allo stesso modo / ogni cosa è mostruosa e tenera”. Lo dice con la lapidaria concentrazione di una lingua disossata e fluente a un tempo, che usa i moduli di una metafisica ironia. Spiazzante centralità di temi (l'ambiguità, la duplicità delle cose, dei sentimenti; l'irrisolta dialettica tra oscurità e chiarezza che ha seguito come un'ombra le vicende della nostra poesia contemporanea), in cui la pertinenza dell'obiettivo si svolge come in margine, come chiesa volutamente secondaria, sagacemente periferica rispetto a un nucleo non detto. Strategica parsimonia che fa meglio comprendere tutto un processo mirante a una crescita a raggiera, senza perdite nella continuità dei confronti possibili, ma con calme tesaurizzazioni.
 “Chi mimetizza il visibile, / l'attimo che non si può rivivere, / che tutti sanno?”. L'interrogativo sembra esplicitare una tensione tra il piano delle “cose” (viaggi, incontri, quartieri, occasioni, parole, amori) e quello del dirle che le consuma, che le sottrae alla indefettibile certezza (precaria) dell'esistenza, per quella lucente ma esosa della parola poetica.
 L'impresa è vittoriosa: Cavalli enuclea referti che riguardano i residui di un'infanzia non troppo mitica (l'unica a sua e a nostra disposizione), la presa su una realtà di condominii urbani (come si legge in Via Revere), l'occhio posato sulle tante immagini a confronto anche attraverso la storia e la cronaca di violenza di questi anni. L'attenzione fenomenologica è costante, visiva, allargata: “Un viaggio è sempre di ritorno. / Ogni valigia un segno, ogni virata / un graffio dove ti aspettavi”.
 Che alla fine la poesia (e la fiducia nella poesia) suonino a festa è un segno positivo, eccezionalmente positivo, non soltanto per Cavalli ma per tutta un'area di riconoscibilità della “nuova” poesia che qui tocca uno degli esempi più alti.
 (Renato Minore)
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