The Second Renaissance
     
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 Il linguaggio dell'"Unità"...



Carlo Finale
Il linguaggio dell'"Unità" 1969-1979. La consacrazione del partito di Stato e le sue matrici ideologiche spiritualistiche

Collana: l'alingua

pp 246   11,88 €
Anno pubblicazione: 1980
ISBN: 8877700548

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Saggio di Carlo Finale.
 
Abstract
Come è possibile che il PCI, che nel 1969 ribadiva perentoriamente "Via la NATO dall'Italia, via l'ltalia dalla NATO!", nel 1979 dia per ovvia l'appartenenza dell'Italia alla NATO? Che gli studenti, che un decennio fa erano la pupilla del Partito, abbiano finito con l'essere additati troppo di frequente come l'avanguardia della barbarie?
Chi formula questi pesanti interrogativi non tiene conto di una circostanza molto elementare: fatti e comportamenti che in concreto fanno a pugni tra loro non contrastano più quando vengono tradotti nel loro equivalente verbale. E sufficiente materializzarne la coesistenza e l'assurdo cessa.
Una simile materializzazione è "l'Unità", medium di quell'entità illusionistica che è il tempo, in virtù del quale "le cose cambiano". Unica cosa salda in un panorama così effimero può essere la certezza della caducità di ogni cosa e di ogni atteggiamento, o meglio la fede in coloro che sembrano dotati della rara facoltà di cogliere e di predicare puntualmente tale caducità. Poiché in quel prototipo di tutti i giornali che è "l'Unità" possono coesistere contrari in numero illimitato, coloro che li registrano – i copisti dell"'Unità" – assurgono per questo al ruolo di depositari di
una soprannaturale inalterabilità. "L'Unità" è per eccellenza l'Organon di sistematizzazione e di conciliazione spirituale di ogni interesse specifico e di ogni conflittualità materiale che, rispetto al Verbo inconsumabile del Partito, appaiono tanto più unilaterali e trascendibili.
Il linguaggio dell"'Unità" 1969-1979 analizza i meccanismi dell'intellighenzia comunista italiana quale erede più diretta di quel sistema di spiritualizzazione dei bisogni che, nell'arco di due millenni, ha trovato la sua organizzazione gerarchica prima nell'universo ecclesiale cattolico, poi negli strapotenti apparati di repressione ideologica degli Stati moderni, esorcizza tori di streghe e di indicibili terrori da scongiurare freneticamente.
 

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Indice
Prefazione
Introduzione

PARTE PRIMA ¬ – 1969-1979 La contraddizione clamorosa: un modo apparentemente corretto di rinfacciare all’"Unità" il tradimento di classe.

1. Poliziotti e studenti. Due fatti e due stili a confronto:
Viareggio 1968, il ferimento di Soriano Ceccanti; Bologna 1977, il movimento studentesco e l'assassinio di Francesco Lo Russo.
2. 1968: lo studente come “ragazzo". 1977: lo studente come "incursore"
3. 1968: “L'assalto delle auto dei carabinieri lanciate a folle velocità". 1977: “Il premeditato disegno devastante" dei giovani.
4. 1968: il cronista come studente. 1977: il cronista come carabiniere.
5. Il lettore dell"'Unità" non può identificarsi con una delle due parti. Le parti in sé non esistono: esiste solo l'Unità" che fa le parti. Reimpostazione: L'Unità", quotidiano ideale. Il giornale che riproduce di più e in misura illimitatamente crescente la Realtà

PARTE SECONDA – I precedenti idealistici ottocenteschi: il quotidiano come organo d'egemonia di un'elite ierocratico¬ borghese.

1. Gramsci e la diagnosi delle matrici reazionarie dell'intellettuale “democratico" italiano: il modello giacobino-cattolico Gioberti.
2. L'ammirazione di Gramsci per Gioberti: la spregevolezza delle masse, il loro riscatto nella nobiltà dello Spirito dell'intellettuale o del funzionario.
3. Il dispotismo illuminato. La cerchia dei nobili letterati fuorusciti francesi all'indomani della rivoluzione dell' '89, provincia pedagogica del Gioberti: dal latifondo al latifondismo burocratico della Parola.
4. L'universo teologico-statalista del Visconte de Bonald territorio d'apprendistato del Gioberti.
5. Il modello gramsciano Gioberti: il Rinnovamento o l'intellettuale quale organo perenne di riproduzione purificatrice della massa.
6 La «plebe", madre/moglie del leader intellettuale, quale suo soggetto narcisista e narcisizzante.
7. L'intuizione giobertiana dell'ecclesiasticità intrinseca dello Stato, prefigurazione della visione del PCI' l'opinione pubblica quale entità generica indefinitamente posta in difetto e resa perfettibile
dai suoi chierici.
8. Le matrici luterane della Nazione giobertiana: l'interiorizzazione della politica quale magistero della Parola amministrata dai leader manipolatori dell'informazione.
9. «Riforma" e «gradualità", parole d'ordine delle elite totalitarie di massa. Il Tempo come fantasmagoria e diritto di successione del discorso del potere che fa regredire tutte le cose e le persone alla neutralità immaginaria del loro tempo e del loro luogo.
10. La stampa quotidiana è un organo perpetuo di riciclaggio dei fatti e degli uomini da parte della borghesia e dei suoi antagonisti verbali.

PARTE TERZA. Gramsci. Il sempre uguale si trasfigura nelle spirali ascendenti del quotidiano rivelato dallo Spirito egemonico dell'Intellettuale.

1. La società come sistema di ricomposizione spirituale degli "animaleschi" antagonismi economici di classe.
2. Il Partito quale embrione dello Stato è il primo e il più universale degli enti: si costituisce creando sempre da sé la storia, perciò si pone permanentemente come il suo tutto e il suo nulla.
3. La storia si struttura secondo la dinamica trinitaria del Partito, nella continua produzione e trasfigurazione della massa come preistoria inconscia del conscio.
4. Il processo di spiritualizzazione attualistica ha bisogno delle eminenze riscattatrici dell'Intellighenzia del Partito. Senza la loro parola il genere umano sarebbe costituito da corpi inerti,
senza gesti.
5. Il Partito come Teoria Pura è il risultato della massa selezionata dal Partito stesso.
6. Gli oggetti primari di relazione del Partito sono la sua gerarchizzazione interna e la lezione di ortodossia di stile ai meno dotati.
7. Il motore della storia è per Gramsci il nome collettivo, cioè il linguaggio in cui tutto è formulabile, anche i formula tori, in un sistema di leggibilità successive senza termine.
8. Il gruppo egemone come medesimezza perfetta della prassi e sua calzante profezia: sua facoltà catartica di tradurre ogni contraddizione economico-politica in questione di linguaggio.
9. Il Pensiero non può non coincidere con l'Essere: il rifiuto di Gramsci di fronte all'inconcepibile ammissione di arbitrio della scienza da parte dei teorici della fisica atomica.
10. Ripugnanza e ammirazione gramsciane per la Chiesa quale organo "meraviglioso" di strumentalizzazione versatile dell'opinione pubblica: il caso Turmel, l'Action française di Maurras, ecc.
11. Gramsci e la svolta nevralgica del movimento operaio: dalla strategia dell'espropriazione degli espropriatori dell'oggetto economico alla strategia dell'ascetica appropriatezza spirituale del soggetto; la mistica del Capo e del protagonismo di base.
12. Nel Partito Organico tutti sono filosofi, più o meno lontani dall'essenza irraggiungibile del Partito che si fa storia.
13. Il progetto gramsciano di costruzione della Nazione coscienziale è fondato sugli stessi presupposti teologico-politici della Riforma luterana: la società come salvazione delle anime e come associazione di corpi funzionali alle autorità costituite. L'abominio di Gramsci per l'individualismo corporativo è quello stesso di Lutero per i contadini che avevano voluto dar corpo alle sue parole
rivoluzionarie.
14. 1916. Alle origini di Gramsci intellettuale: «L'uomo è soprattutto spirito, cioè creazione storica, e non natura". Spiritualismo istituzionale e orrore per le masse informi: le iniziative autonome sono come le «opere buone" di Lutero, cioè indegne di significato.
15. Gramsci 1919. La fabbrica capitalistica matrice dello Spirito Operaio e del suo ciclo di realizzazione in Partito, in Stato e in fabbrica mondiale tayloristica perfetta: i dissenzienti sono «schiavi del loro disordine spirituale".
16. Gramsci 1920-'25. Il Verbo della Terza Internazionale e la nascita dell'«Unità". Il Male da distruggere non è tanto a destra, nelle istituzioni del capitale, quanto a sinistra, in coloro che simulano di essere la sinistra.
17. Per Gramsci ogni sequenza di azioni e di protagonisti si convalida se è promossa luteranamente dalla traducibilità universale del Linguaggio della filosofia della prassi.
18. Il giornale ideale è per Gramsci il veicolo della trasformazione integrale dell'economico in ideologico, dell'inconciliabile della materia nel sempre uguale dello Spirito, della molteplicità in Unità.

PARTE QUARTA. L'Unità e/ o lo Stato quale opera aperta quotidiana di sistemazione logico–metafisica della storia degli antagonismi economici di classe.
1. L' Unità e gli attributi “reale" e ”oggettivo" quale scongiuro della funzione di astrazione del Partito.
2. Lo stallo epocale dopo le elezioni del giugno '76: la convinzione filosofica definitiva dell'avvenuto ingresso del PCI al governo dello Stato.
3. Il «PCI-Stato" determina il non gradimento competitivo della DC nonché il malessere delle masse. Il terrorismo: occasione per la DC d'imputazione del PCI e per il PCI di ribaltamento del
panico destato nelle masse dalla sua assunzione del ruolo di Stato.
4. Morte di Aldo Moro: la DC può reidentificarsi nello Stato. Lo sfiancante inseguimento del PCI.
5. Lo scambio epistolare Bertazzi-Berlinguer e “l’Unità":
a) Il sovrapporsi di due modelli coscienziali specularmente simmetrici e trascenditori dell'economico e degli antagonismi di classe: la Chiesa cattolica e il Partito comunista.
b) Il nuovo Medioevo e la nuova teologia scolastica: la storia si sussegue in formulazioni caduche sempre più conformi alle Scritture dei «grandi maestri".
6. La conversione dello Spirito di Partito in Spirito Statale. Gli intellettuali gramsciani oggi:
a) Pecchioli e l'intervista sul terrorismo.
b) Ingrao e l'evocazione delle masse che si disfano in parole indecifrabili.
c) Napolitano o la classe operaia organo coscienziale che tutto assimila e purifica espellendo i bisogni corporali o “corporativi".
d) Amendola e la “crescente ambiguità": 1’intellettuale comunista e il coraggio autorizzato dalle Istituzioni.
e) Reichlin, Lama, Asor Rosa, Ferrara: i predicatori della ricchezza dell'interiorità.
f) Skorpius, l'intellettuale come “nome collettivo": il “linguaggio impazzito" e le “immagini completamente capovolte della realtà".
7. La Polizia, Lo Muscio, la Salerno, la Vianale: il cronista dell'”Unità" come ombra inseguitrice di ombre che s'inseguono.
8. “L'Unità" e i Corpi fantasmatici dello Stato come corpi che sfuggono o mettono in fuga.
9. “L'Unità" e la neutralizzazione del destinatario: la cronaca relativa alle comunicazioni giudiziarie inviate a «uomini della PS" per le violenze subite dagli arrestati per l’uccisione dell'orefice Torregiani.
10. La trasfigurazione del Partito in Stato e i titoli dell’“Unità”: la prassi come atto puro di prestidigitazione della parola.
11. Alcune cronache dell'“Unità". I due piani della Realtà: piano fisico, i conflitti economici; piano metafisica, l'Ordine pubblico e gli interessi superiori dello Stato.
12. “L’Unità" e il Compimento del Tempo: le impellenze economiche trascese in “calendario" di irrinunciabili impegni morali e ideali.
13. La diffusione: “l'Unità", il giornale che si legge. Le feste dell'“Unità" come ricerca ciclica del corpo perduto.
 
Relazioni
siti di riferimento
www.spirali.it (sito)
vedi anche
"L'Unità", lo specchio più fedele (Articolo)
 
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